mercoledì 20 giugno 2007

Piccola rassegna stampa: Repubblica dixit

La Repubblica
Colonne, ha vinto la movida
Le transenne saranno ridotte
Toglierle del tutto no, non è aria. Ma restringerle decisamente, liberando un bel pezzo di piazza in più per la movida, questo il Comune vuole farlo. Si va verso una revisione del piano «sperimentale» per le Colonne di San Lorenzo, con una rettifica della transennatura introdotta il 5 giugno da un´ordinanza del sindaco Letizia Moratti. Una rettifica in corsa che potrebbe già essere ufficializzata domani ed entrare in vigore il prossimo fine settimana. Nel frattempo in Comune potrebbe nascere una commissione consultiva paritetica, con giovani frequentatori dei locali e residenti allo stesso tavolo, per stabilire in modo definitivo le regole della movida nella zona.
di Giuseppina Piano
Il cambio di rotta del Comune per ora non è ufficiale. «Stiamo valutando delle modifiche alle transenne, stiamo vedendo se esiste la possibilità di restringere l´area transennata», taglia corto il vicesindaco Riccardo De Corato. Avvertendo anche i suoi che «le Colonne sono sottoposte a forti stress, il giorno in cui qualcuna dovesse iniziare a cedere, qualcuno dovrà chiedere scusa». Sulla decisione della transennatura, però, l´esito della spaccatura anche all´interno della maggioranza della Cdl è ormai scontato: revisione, appunto.
Le transenne resterebbero solo nella parte del sagrato più vicina all´ingresso dalla basilica, e solo nella parte più esterna della piazzetta dove svettano le colonne. Il resto dell´area, invece, tornerebbe a disposizione dei giovani avventori dei locali. In pratica, da una piazza quasi tutta off limits la sera e la notte (dalle 19 alle 7) si passerebbe a due cordoni sanitari a difesa dei soli monumenti.
Pressato dalle polemiche, dalle proteste dei commercianti ma anche dei giovani di San Lorenzo da cui è anche nato uno spontaneissimo "Comitato Colonne libere", il Comune pensa dunque a rettificare la linea dura. Senza ammorbidirla su altri fronti però: resterebbero il divieto di bere in bottigliette o bicchieri di vetro fuori dai locali e l´orario di chiusura fissato alle 2 di notte. E resterebbe la vigilanza di polizia e vigili urbani. È esattamente la richiesta che ieri quattro giovani del neonato "Comitato Colonne libere" avevano portato in Comune, consegnandola a tutti i partiti del Consiglio comunale, di maggioranza come di opposizione, durante un incontro con i capigruppo e con una lettera al presidente dell´assemblea. «Le nostre - riassume Simone Tortini, 23 anni, laureando - sono proposte di buon senso, chiediamo di togliere le transenne dalla piazza lasciando gli altri divieti. Perché crediamo che una piazza pubblica non si possa chiudere».
Hanno trovato orecchie molto sensibili alle loro richieste, i giovani di San Lorenzo. Nell´Unione, che con l´ulivista Pierfrancesco Majorino dice che «le transenne si possono tenere sul sagrato ma la piazza va riaperta». Ma anche nella Cdl, dove la granitica certezza con cui la transennatura di San Lorenzo era stata decisa ha mostrato più di una crepa. «Si può allargare un po´ l´area a disposizione - ammette anche l´assessore all´Arredo urbano, Maurizio Cadeo - . Il problema però resta di ordine pubblico: la polizia deve allontanare chi disturba e i ragazzi devono avere la maturità di autoregolamentarsi». Il capogruppo di Forza Italia, Giulio Gallera, auspica una «soluzione molto meno invasiva». E l´assessore al Turismo Massimiliano Orsatti, della Lega, manda a dire: «Via le transenne. Non è quello il modo per valorizzare un patrimonio inestimabile come le Colonne».
(19 giugno 2007)
Quella piazza chiusa in gabbia è una sconfitta per tutta la città
Anni di incuria portano a soluzioni repressive, intanto si perdono teatri e locali storici
di Maurizio Cucchi
Torno alle Colonne di San Lorenzo di giorno, sotto un bel sole pomeridiano, perché non sono un nottambulo, e vedo in un angolo, depositate, le ormai celebri transenne. La città non è molto movimentata, in questo weekend quasi estivo, e seduti qua e là per terra osservo solo pochi giovani pacifici, che chiacchierano sorridenti.
Penso che quelle tristi barriere dovrebbero sempre restarsene in un angolo inutilizzate, anche se provo subito un po' di sconcerto e noia davanti ai soliti graffiti. Sembrano rappresentare il desiderio di lasciare una traccia di sé, di darsi una conferma di esistere davvero, firmando i muri o dipingendoli maldestramente. Una vecchia storia, in fondo, come quella dei cuoricini con il nome inciso degli innamorati sulle cortecce e su altri muri di tutto il mondo. Resta il fatto che le transenne attive sono comunque il segno di una sconfitta, sono l'extrema ratio di una città che non ha saputo coltivare una cultura diversa e vera dell'ambiente urbano e dello stare insieme, magari in luoghi di bellezza e storia come questi. Luoghi che sono diventati una specie di bizzarro scenario teatrale, dove anche la vita quotidiana diventa varietà e finzione dell'autentico. Come se la società-spettacolo non fosse già abbastanza pervasiva.
D'altra parte, lo vediamo benissimo: il rispetto per le parti comuni è un optional, e anche, ormai, dei più trascurabili. Ma è proprio qui che si gioca il senso civico di una comunità, che troppo spesso prende con indifferenza le proprie strade per discariche. C'entra, io credo, anche un equivoco che in questi anni è stato molto diffuso, sull'idea di libertà, ridotta ormai da molti a una semplice massima idiota: «Libertà è fare quello che mi pare». E' chiaro, le cose più belle e i monumenti della nostra città dobbiamo non solo poterli vedere, ma anche davvero godere, toccare fisicamente, per farli nostri, per averne un'esperienza diretta che ci impedisca di restare vuoti dentro. Ma non è bivaccandoci sopra che impariamo ad amarle meglio…
Troppa incuria, io credo, e troppa miopia hanno condotto fino al punto di pensare a soluzioni meccaniche e repressive. Diversamente non avremmo una città che perde per strada teatri e locali storici, che persino nel suo cuore presenta segni di inquietante desolazione. Basta passare da via Marconi verso piazza Diaz per trovarsi di colpo in una paradossale situazione di abbandono: locali chiusi, saracinesche abbassate. E siamo a un passo da piazza del Duomo. Come non bastasse, poi, i contrasti si acuiscono, visto che ci sono luoghi in cui occorre tenere a freno le baldorie e altri, come il percorso pedonale da via Mercanti a via Dante dove alle dieci di sera se trovi un bar aperto è già un miracolo. Insomma, sembra che tutto sia nelle mani del caso e quando infine non se ne può fare a meno si tirano fuori le transenne. Penso a tutto questo mentre osservo le colonne, la basilica, l'ampio spazio disteso che ci offre. E mi domando perché siamo arrivati al punto di pensare a ingabbiarlo.
(17 giugno 2007)
Degrado alle Colonne di San Lorenzo
Sgarbi chiede l'aiuto degli industriali
Assolombarda: "Pronti a cercare una soluzione"
di Franco Capitano
Assolombarda si offre per salvare le Colonne di San Lorenzo dal degrado. Parola del suo presidente, Diana Bracco, intervenuta ieri alla cerimonia per festeggiare i dieci anni dal recupero dei giardini della Guastalla. Iniziativa finanziata dall'azienda farmaceutica della famiglia Bracco, e che ora promette il proprio impegno per salvare uno degli angoli più suggestivi della città attualmente tra i più abbandonati. «Ne parlerò in Assolombarda, me ne farò promotrice - ha assicurato la Bracco - è uno spazio pubblico di grande valore per la città che va salvato. Faremo un giro nella zona, parleremo con gli abitanti e cominceremo a trovare una soluzione». L'idea è venuta all'assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi, dopo un improvviso blitz sul posto, ieri all'alba. Accolto sul sagrato della chiesa con un misto di applausi e insulti da un gruppo di giovani, l'assessore ha visionato la zona per rendersi conto di persona del disagio che si vive a pochi passi dal Duomo. «Siamo venuti qui per capire - ha detto Sgarbi - quale possa essere la soluzione per queste Colonne.
E di sicuro non è la cancellata». Secondo l'assessore, poi, un altro intervento possibile per questa zona della città può essere l'installazione dei bagni pubblici. «Purché - ha spiegato - si riesca a trovare il modo di mettere delle macchine che non siano brutte». Secondo Sgarbi, un'altra soluzione da trovare è quella che consenta di far sparire dal sagrato di San Lorenzo e dalle zone limitrofe il consueto tappeto di bottiglie di birra vuote. Sul punto interviene il vice sindaco, Riccardo De Corato: «Stiamo studiando come dare un segnale forte di rispetto per i residenti anche alle Colonne di San Lorenzo. Vogliamo estendere anche lì una disciplina per il popolo della notte che già abbiamo deciso per l'isola estiva dei Navigli, con il divieto di bere all'esterno dei locali in bottiglie o bicchieri di vetro e l'utilizzo solo di bicchieri di carta. Gli orari dell'ordinanza, però, non sono ancora definiti».
L'idea per la tutela e il rilancio di una delle piazze più belle di Milano era stata lanciata poche ore prima da Sgarbi: «Affidiamo anche le Colonne di San Lorenzo alla Bracco, che faccia capire che l'ordine pubblico è come l'ordine a casa propria». «Da sempre vogliamo essere un buon cittadino di Milano, vogliamo collaborare con i progetti del Comune per rendere più bella la città», ha risposto il presidente dell'Assolombarda e amministratore delegato della Bracco Spa, illustrando il proprio contributo alla cerimonia del decennale del restauro dei giardini della Guastalla. Nel suo intervento ha anche annunciato che la sua azienda parteciperà «a un progetto di riqualificazione e sistemazione di Lambrate, con un piano di servizi per il territorio, per aiutare l'integrazione tra anziani e giovani e con le altre etnie». La Bracco, ha ricordato il presidente dell'Assolombarda, «è proprietaria di un'area di oltre 50mila metri quadrati, dalle parti di via Ventura», dove si realizzerà il prossimo intervento di recupero.
(27 maggio 2007)

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