venerdì 29 giugno 2007

A Piacenza intanto

Articolo de La libertà di Piacenza
La Silb-Fipe e la proprietà del Caprice avevano chiesto la sospensione del provvedimento comunale
Locali notturni, il Tar "fa silenzio"
Respinto il ricorso sul regolamento che partirà a luglio
Il silenzio notturno, il sonno di molti valgono più di qualche ora supplementare dedicata alla musica dal vivo. E per ora non si è in presenza di un danno economico irreparabile per i gestori dei locali. E' il senso dell'ordinanza del Tar di Parma che il 19 giugno ha respinto la richiesta di sospendere il regolamento adottato dal Comune di Piacenza in materia di pubblici esercizi. Alcuni articoli del provvedimento sono stati impugnati dall'associazione italiana delle imprese di spettacolo e danzanti (Silb-Fipe) della provincia di Piacenza, presieduta da Mario Mistraletti e dalla Party srl, titolare di Caprice e Dogana Serafini,presieduta Roberto Carbonetti. La vicenda è nota e parte, si può dire dall'ottobre 2006 quando ci fu un'ordinanza di chiusura del Caprice dopo che erano stati rilevati problemi di ordine pubblico fuori dal locale.Il Caprice impugnò il provvedimento e vinse al Tar contro una misura così mirata. Il Consiglio comunale, in seguito, nel febbraio di quest'anno - su proposta del sindaco - ha deciso di approvare un regolamento generale per la disciplina delle discoteche e locali notturni. Un modo per disciplinare l'attività di pub e di chi fa musica dal vivo (sette i locali più direttamente interessati), con una fascia di chiusura alle 3 di notte il venerdì, sabato, domenica e da lunedì a giovedì alle 2, con la possibile deroga di un'ora.E sul provvedimento è scaturito un nuovo ricorso incentrato su alcuni articoli: dalla valutazione dell'impatto acustico resa obbligatoria (art. 23) all'obbligo di chiusura alle 3 di notte il venerdì, nei festivi e nei prefestivi (art. 24), all'incentivazione alla delocalizzazione delle discoteche (art. 25). In gioco anche le disposizioni contro il degrado urbano, l'obbligo di ripulire fuori dal locale, di impedire comportamenti chiassosi, evitare l'affollamento e la ressa di avventori, contenere le emissioni sonore (art. 28) e infine la sanzione della revoca dell'autorizzazione, a fronte di tre sospensioni in due anni di attività.A rappresentare i locali, un legale come Attilio Pecora consulente nazionale della Silb-Fipe, autore di pubblicazioni in materia, mentre il Comune è stato difeso dall'Avvocatura (avvocati Elena Vezzulli e Daniela Crippa), che hanno sostenuto la legittimità del regolamento approvato dal Consiglio evidenziando la salvaguardia degli interessi pubblici, della quiete pubblica, del contenimento dell'inquinamento acustico, del degrado ambientale e della salute, con effetti indiretti sulle problematiche della sicurezza della circolazione nelle notti prefestive e festive. E i giudici hanno accolto favorevolmente anche l'esigenza comunale di uniformare il regime degli orari per locali che generano impatto acustico.Il ricorso ora seguirà il suo iter naturale sfociando nel giudizio di merito del Tar, che non sarà a tempi brevi. «Noi abbiamo chiesto la sospensiva in via cautelare su articoli che ci parevano poco chiari - commenta Carbonetti - su altri non avevamo niente da dire, ora attendiamo il giudizio di merito del Tar che non ha accolto la nostra istanza perché non c'è danno immediato». Ma per Carbonetti si tratta, nell'insieme, di un provvedimento lesivo: «Va bene chiudere anche all'una, ma non se i bar stanno aperti fino alle 4. Va regolamentata tutta la fascia notturna».
pat.sof.

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