giovedì 24 gennaio 2008

Fenomeno graffiti: 75 milioni di danni Corriere della Sera

Fenomeno graffiti: 75 milioni di danni Corriere della Sera

Si amano da morire e impugnano una bomboletta spray. Lui 15 anni, lei 13. Per suggellare un sentimento eterno, scelgono una vernice verde. E un muro che ha 1.500 anni di storia. La scritta: «Ti amo più di ieri e meno di domani». Mercoledì scorso, tardo pomeriggio, centro di Ravenna, la polizia blocca i due ragazzini che balbettano di fronte alla domanda: «Ma lo sapete cosa avete imbrattato?». È un muro vicino alla basilica di San Vitale, la più importante architettura bizantina in Occidente. Il quindicenne sarà processato dal Tribunale per i minori di Bologna.I danni Ci sono anche i giovani innamorati di Ravenna dietro i milioni di scritte, tags, disegni e murales che colorano (o sporcano) i muri delle città italiane. Dice una ricerca della polizia municipale di Milano: un ragazzino su due, tra i 13 e i 18 anni, almeno una volta si è esercitato su un muro con una bomboletta o un pennarello. Graffiti che dilagano. E costano. I maggiori Comuni italiani spendono una cifra vicina ai 25 milioni di euro l'anno per ripulire le facciate dei palazzi e sistemare le aree pubbliche vandalizzate. Le aziende dei trasporti locali sono le più colpite. Semplice: i treni sono tavolozze che portano le opere — o le porcherie — in giro per la città, le metropolitane hanno il fascino dell'ambientazione underground, i finestrini di tram e bus sono ideali per una tendenza estrema, l'incisione con la punta di diamante. La sostituzione dei vetri costa all'Atm milanese 2 milioni e mezzo l'anno. Sommando le spese di aziende di trasporto, ferrovie, soprintendenze e privati, se ne vanno almeno altri 50 milioni di euro tra danni e ripuliture.A ciascuno il suo Gli studenti di Sociologia della devianza dell'università di Bologna sono scesi in strada e li hanno contati. Carta e penna, in poco più di una settimana hanno scandagliato i muri dei quartieri San Vitale e Reno. A fine dicembre il Corriere di Bologna ha pubblicato i risultati della ricerca: 1.713 «opere» censite. Ma quel che conta è la proporzione: 119 graffiti ogni cento abitanti, più di uno a testa. Con un livello allarmante di proliferazione. Perché a settembre il Comune aveva speso 21 mila euro per ripulire proprio le strade prese in esame dagli studenti. Vuol dire che quei graffiti (per il 90 per cento scritte e tags che ben poco hanno di artistico) sono comparsi in tre mesi, a un ritmo di circa 20 al giorno. Per le altre città è difficile avere numeri. Solo su Milano c'è una stima di Assoedilizia, secondo cui i palazzi imbrattati sarebbero più di 40 mila. Altre statistiche dicono che Milano e Roma conterebbero un contingente di circa 2 mila graffitari a testa, a Bologna sono un migliaio. Per capire la diffusione del fenomeno ci si può rivolgere ai commercianti. Nel capoluogo lombardo si vendono 20 mila bombolette da writer ogni sei mesi, ogni «boccia» (come le chiamano a Roma) costa intorno ai 3 euro e mezzo.I progetti Graffitari, mondo sfuggente. Difficile da classificare: raccoglie imbrattatori da quattro soldi e artisti approdati ai musei, dodicenni e quarantenni, anarchici e neonazisti, ultrà e studenti innamorati. Mentre i critici d'arte dibattono (opere o vandalismo?), i Comuni vacillano: Milano è la capofila della repressione, ma allo stesso tempo organizza la più grande mostra italiana sul graffitismo ( Sweet art, street art); il sindaco Cofferati minaccia il «ricorso al codice penale»; Torino è pioniera del dialogo e del writing legalizzato; Roma cerca di mettere insieme le due vie, e per il 31 gennaio ha organizzato in Campidoglio un seminario tra città italiane ed europee. Sul primo fronte, mezza Italia guarda al modello Torino. Si parte da un presupposto: «Esiste una creatività alla quale è interessante dare spazio», spiega l'assessore al Decoro urbano, Ilda Curti. Con un'avvertenza: «A patto di concordare modalità e luoghi». Così, nel 2000, è nata Murarte. Concessione di muri, patentini per i writer, privati che offrono capannoni da dipingere. Il comandamento: distinguere tra espressione estetica e vandalismo puro. Dialogare da una parte e reprimere dall'altra. È quel che cerca di fare anche Roma, con due progetti: cROMiAe e Roma magistra artis. Il secondo è dedicato alle scuole superiori, ma anche medie «perché — spiegano dagli uffici del Decoro urbano — i ragazzini iniziano con le bombolette anche a 10-11 anni». Il risultato del dialogo sono tre spazi pubblici (fermata metrò Laurentina, stazione Tuscolana e sottopasso di San Lorenzo) riqualificati dai graffitari. Dal grigio in abbandono all'esplosione del colore. Dall'altra parte c'è Milano. Che nonostante la provocazione dell'assessore Vittorio Sgarbi («I graffiti del centro sociale Leoncavallo sono la cappella Sistina dei nostri tempi »), resta la capitale della tolleranza zero. Una squadra speciale di vigili per dare la caccia ai writer. La sede della neonata Associazione nazionale antigraffiti. Ma anche l'avanguardia della ripulitura. Il modello lombardo ha prodotto la campagna I lav Milan, attraverso la quale sono stati ripuliti oltre 14 mila palazzi privati in 3 anni. L'Amsa (municipa-lizzata della nettezza urbana) offre una prima pulizia gratis, dopo si paga per la manutenzione. Ma solo il 20 per cento dei palazzi aderisce alla fase due, offerta a prezzi scontatissimi. Il furore antigraffiti si spegne quando c'è da aprire il portafogli.

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